Vicano o morte: quando la politica fallimentare finisce sui tavoli… dei bar

Oggi inauguriamo una nuova rubrica. Si chiamerà il bastone di Peppino. Non occorre scrivere il cognome. Chi fa politica, sa bene a chi ci riferiamo.

E adesso? Che fine faranno tutti quelli che avevano gridato, con la camicia rossa e nera, macchiata dallo spritz e dalle tartine al salmone, invocando il Risorgimento, “o Vicano o morte”?. Lo stop arrivato da Roma sulla candidatura del direttore sanitario del distretto B della Asl di Frodinone, piomba come un macigno su coloro che avevano lanciato, ossessivamente, da due anni a questa parte, il campo largo, confondendo la politica con un campo di paddle? O, forse, bisognerebbe dare ragione a chi aveva evidenziato, come il sindaco Ottaviani nel corso della conferenza stampa di fine anno, attenzione ad allargare il campo largo , perché tutt’al più sarebbe diventata una coltura estensiva, di broccoli e rape. La sensazione è che, ormai, a due mesi dal deposito delle liste, gli altri, quelli dell’altra sponda del Cosa e più vicini al Sacco, la partita la stiano giocando da soli e che siamo in pieno recupero, con parecchi espulsi nel regular time.
Tutto finito, allora? Macché. Ora viene il bello. Con un colpo di reni, alla faccia del colpo di teatro al Nestor, si possono ancora bruciare le tappe, tirando, fuori dal cilindro, e soprattutto prima della Pasqua, quella che sarà definita la vera sorpresa. L’impressione, però, anche in questo caso, è che il tutto rischi di tradursi nell’altro rito pasquale, quello dell’agnello sacrificale, o, per contesti meno aulici, dell’abbacchio che, proprio perché crudo, con scarsa carbonella, provocherà cinque anni di mal di pancia. Con buona pace di Riccardo Mastrangeli che, col camice bianco del farmacista, il sorriso del gentleman inglese ed i calzoni “affociati”, mentre passeggia nelle acque dello Schioppo, si rivolgerà agli impavidi con indulgenza (plenaria) “Prego Signori. Due gocce prima di andare a nanna, e buona notte a tutti”.

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